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Remo Bianco

Remo Bianco pseudonimo di Remo Bianchi , nacque a Milano il 3 giugno 1922.

E’ stato un grande artista eclettico, viaggiatore del tempo, pioniere e ricercatore di nuove forme espressive complesse e multiforme del mondo dell’arte.

Suo padre Guido lavorò come elettricista alla Scala, uomo severo ed irriducibile anarchico.

Remo ebbe un forte legame e complicità con la sorella Lyda  più grande di lui di qualche anno, era diventata étoile della danza classica.

Nel 1937 Remo si iscrisse ai corsi serali dell’Accademia di Brera dove conobbe de Pisis e cominciò a frequentare lo studio del maestro dove conobbe Carrà, Soffici, Sironi, Soldati, Savinio, Marini e Cantatore.

Nel 1941 fu arruolato come puntatore mitragliere su un cacciatorpediniere che fu affondato qualche anno dopo. Recuperato dagli inglesi Remo fu internato a Tunisi entrando così in contatto con l’oriente.

Nel 1944 ritornò a Milano e riprese i contatti con de Pisis e gli studi dell’Accademia di Brera.

Remo Bianco inizia cosi una prima fase del suo percorso artistico pittorica attraverso l’espressionismo esistenziale di Rouault.

Nel 1951 Remo Bianco si avvicinò  al movimento nucleare  fondato a Milano  da Dangelo ed Enrico Baj, un movimento “astratto” che colse il valore della materia e delle forme in modo particolare quella pittorica.

Remo iniziò a sperimentare forme e materia, le linee dei volti si fecero sempre più impercettibili trasformandosi in veri e propri amalgami di pittura che formarono delle vere e proprie croste di materia dove la figura appare trasformata o meglio riplasmata.

La trasformazione o meglio la sua vera formazione avverrà con l’introduzione dello Spazialismo di Lucio Fontana che coincise con la modernizzazione dell’industria Italiana attraverso l’uso di nuovi materiali, come il plexiglass. Con questa materia realizza i famosi 3D, piastre di plexiglas traforate in forme astratte e di differenti colori, sovrapposte,  distanziati di qualche mm e trattenuti in un telaio solitamente di legno a mo di teca. 

Remo si tuffa a capofitto in nuove sperimentazioni alla ricerca di forme espressive nuove e rivoluzionari.

Come ad esempio la gomma che Remo la usa liquida per trarne dei calchi di oggetti attraverso la tecnica della catalizzazione a freddo.

Una sorta di ricerca concettuale sul tempo come le tracce lasciate dall’uomo attraverso le impronte che, lasciate sulla sabbia in riva al mare, sono effimere ma Remo le rende  perenni.

 

“Queste opere hanno in sé un che di archeologico, ricordano reperti di corredi funerari. Negli stampi gli oggetti non sono ammassati, ma schierati, in ordine, come fossero il vocabolario di una vita che è stata scandita da questi piccoli oggetti di tutti i giorni. Bianco rende il ricordo un’opera concettuale.” Lorella Giudici fondazione Remo Bianco.

Remo va oltre e nel 1956 realizza un calco fronte retro di un corpo umano maschile, forse il suo, un unicum dato che non ha prodotto altri calchi “umani” , l’opera qui presente è il “retro” . Del fronte non se ne conosce l’ubicazione, probabilmente in collezione privata.

 

 

Remo Bianco nel suo studio con la sua impronta umana

 

Remo Bianco in quegli anni si trovava in una frenesia artistica di idee e progetti tale da essere sovente inconcludente e discontinuo con la realizzazione delle sue idee.

“io non vorrei… non concludere niente per aver cercato troppo, questo è il pericolo. Più che il pericolo, direi, la mia disposizione, il mio carattere, la mia natura” Remo Bianco.  

Inconsapevolmente molti giovani artisti di oggi replicano ciò che lui aveva proposto 50 anni fa,  per mera mancanza di cultura ed informazione. Si può dedurre che molte accademie non si basino sull’istruzione informativa e formativa attraverso la conoscenza della storia dell’arte moderna e contemporanea Italiana, ma sul indottrinamento del cattedratico di turno. 

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